I doni della morte e la giardiniera dell’anima

21 aprile 2023
‘I doni della morte”: si, lo so, fa molto Harry Potter… ma queste sono le riflessioni fresche fresche relative al varco Pasquale, Anno Domini 2023.
Credo che questo sia il primo anno dal 2001 in cui non ho inviato una mail di auguri ufficiali ai miei contatti. Non che non covi in cuore una benevolenza assoluta, ma semplicemente non era cosa.
Avrei dovuto fare ancora un piccolo sforzo. Uno di una lunga serie di impegni, per arrivare ovunque, in tempo, con il giusto mix di spirito e ironia.

E invece mi sono ascoltata, e di spazio non ce n’era. O meglio, avrei dovuto lavorarci un po’. Da qui la scelta di lavorarci stando ferma in me. Ferma, centrata, in ascolto di ciò che è vero dentro.

 

Oggi è Sant’Angelo, o Pasquetta che dir si voglia. Stamattina ho camminato nel bosco sola e in silenzio, e l’attenzione si è appoggiata in modo spontaneo sulla vitalità che esplode in questi giorni di primavera, e anche su ciò che ha fatto il suo corso e ora lascia la forma conosciuta.
Castagni morti, un cespuglio di hamamelis che dopo anni di strane inclinazioni oggi ha lasciato andare il suo tronco marcio, gli scolitidi che mi hanno fatto salutare ben 20 pini, tutti rosicchiati e pericolanti.

E i germogli rigogliosi, le foglie scintillanti come diamanti nella luce del mattino, e i respiri, e la voglia di pregare cantando quieta. E la raccolta di qualche erba spontanea per la frittata, ovviamente.

 

Dopo pranzo ho inforcato l’intento più baldanzoso e anche un bel paio di cesoie, e ho deciso che le pulizie di primavera dentro di me le farò potando i rami secchi di un mio rododendro. E’ sopravvissuto alla siccità dello scorso anno, e ha lasciato andare molti rami, anche grandi, una selezione naturale. La pianta sa dove indirizzare la linfa, dove serve forza, e dove non ha più senso applicarne.

Quella della potatura è una pratica che amo molto. Mi invita alla centratura e all’ascolto, prima ancora che alle informazioni tecniche di giardinaggio. Sento dove ha senso intervenire, aiutare, sostenere lo sviluppo della pianta. Le chiedo se è  d’accordo, se posso procedere. E poi ascolto. Ogni singolo ramo. Osservo se ci sono gemme nuove, se il legno è secco o elastico, se c’è qualcosa da sfoltire alla radice. Procedo concentrata, come se fossi il suo parrucchiere di fiducia (bella metafora eh? Se penso al mio…) 

E poi scelgo dove tagliare. E a volte, credetemi, taglio anche quando c’è un lungo rametto esile con in cima un ciuffetto sparuto di foglie. Non sempre, solo se sento che per la pianta spingere la linfa fino a lì ne disperde la forza.

Lo stesso mi accade quando seguo le persone con il Counseling o le Costellazioni Familiari.

(Niente manine mozzate, eh! )

Seguo le indicazioni della Vita, che sa tutto, guida tutto e ci permette di sperimentare.

Mentre taglio i rami secchi ho dei moti di gratitudine immensa verso i miei maestri, salgono comprensioni. Vedo con chiarezza che dietro ad ogni insegnamento prezioso, così  come dietro ogni prova e comportamento duro (anche quelli più biechi, opinabili e da stronzi inverecondi) c’è sempre stata la mano amorevole della vita, ad insegnarmi i passaggi necessari.

Apprezzo ancora di più gli insegnamenti in cui la testimonianza è stata di profonda umanità e integrità del cuore. Chissà  perché fin da piccola il solvente in grado di farmi digerire le cose difficili è sempre stato il cuore, l’atteggiamento gentile, e questo per me è un monito di cui fare sempre tesoro. Posso potare un ramo (un’abitudine, uno schema, una relazione, una parte di me..) con gentile fermezza, con equanime attitudine interiore. Al servizio della fioritura.

Per potare i rami secchi che vedete qui ho impiegato 45 minuti, e ne sono felice.

La Natura fa il suo corso, e noi con lei.

Buon rinnovamento dunque, sorridendo alla paura, al cambiamento e alle sue nuove misteriose evoluzioni.

Alessandra